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Ritrovare la gioia in tempi difficili

Aggiornamento: 6 ott 2021


Dell’autore di questo libro non sappiamo molto.

Sappiamo però il suo nome e sappiamo cosa successe negli anni in cui visse. Una drammatica piaga di locuste aveva colpito la sua nazione, tale da non poter esserne ricordata una simile nel passato. Di Gioele sappiamo anche che affrontò questa catastrofica situazione immergendosi nella Parola di Dio, redatta al suo tempo. Il libro di Gioele è infatti intriso di citazioni, riferimenti ed allusioni ad altri brani della Bibbia.

Fu in questa sua immersione nella Scrittura che Gioele trovò la capacità di leggere i fatti del proprio tempo, l’abilità di proiettarsi nel futuro, ma soprattutto trovò la conoscenza di Colui che gli riempì il cuore di speranza a motivo della Sua misericordia.

Guardando attentamente a ciò che colpì la vita di Gioele, insieme a quella di tutto il suo popolo, possiamo trovare dei paralleli con la nostra attuale situazione. Nel primo capitolo infatti vengono menzionate tre categorie di persone, o ancora meglio, tre ambiti della vita, colpiti dalla piaga:

  1. In primo luogo Gioele si rivolse agli “ubriaconi”. A quale ambito della vita sta facendo riferimento? Egli parla degli agi, dei piaceri, dei desideri appagati, degli svaghi. La piaga che si era abbattuta su di loro aveva portato via tutto questo: “Svegliatevi e piangete bevitori di vino, perché il vino nuovo vi è tolto di bocca”. (vs. 5)

  2. Successivamente, si rivolse ai “sacerdoti, ministri di Dio”. A quale ambito della vita sta facendo riferimento? Egli parla del culto, della comunione, dell’adorazione pubblica, del tempo nel tempio. La piaga aveva spazzato via anche tutte queste possibilità: “Offerte e libazioni sono scomparse dalla casa del Signore; i sacerdoti, i ministri del Signore, fanno cordoglio”, (vs.9)

  3. Infine, Gioele si rivolse agli “agricoltori e viticultori”. A quale ambito della vita sta facendo riferimento? Egli parla della sussistenza, della quotidianità, di ciò che è necessario, non superfluo, basilare e fondamentale per sopravvivere, ciò che è materiale e che permette la vita: “Disperatevi agricoltori e piangete viticultori, a causa del grano e dell’orzo, perché il raccolto dei campi è perduto” (vs. 11).

Questa sezione del capitolo uno si conclude con una frase che ben riassume lo stato d’animo del popolo:

“La gioia è scomparsa tra i figli degli uomini” (vs. 12)


Non ti sembra di intravedere dei paralleli con la nostra condizione? Gli svaghi e i divertimenti sembrano un lontano ricordo: le uscite con gli amici, le serate al cinema, le cene o gli aperitivi, i week end in montagna…

Per coloro che avevano, in epoca pre-covid, uno zelo per la chiesa di Dio, anche la comunione, il tempo insieme al culto, l’adorazione pubblica, hanno dovuto lasciare il posto alle chiamate via zoom.

Ed infine, la vita stessa, nelle sue componenti più essenziali, sembra essersi spogliata di ciò che è necessario, basilare, messa in pericolo e spenta da una orrenda piaga.

Anche noi potremmo dire che “la gioia è scomparsa tra i figli degli uomini”.


Ma il libro di Gioele, Gioele stesso, nostro precursore, si fa anche nostro educatore, mostrandoci quello che tutti dovremmo fare in tempi come questi. Gioele si preoccupò di dire: “E’ mai avvenuta una cosa simile ai giorni vostri?.. Raccontatelo ai vostri figli, e i vostri figli ai loro figli, e i loro figli alla generazione successiva” (vs. 2-3). C’è qualcosa che deve essere condiviso, una strategia, una speranza.


Quello che Gioele invita a fare, in primo luogo, è gridare al Signore:

“A te, Signore, io grido, perché il fuoco ha divorato i pascoli del deserto, perché i corsi d’acqua sono inariditi..” (vs. 19-20).


Invita poi ad andare davanti a Dio con un cuore abbattuto, fragile, scoperto:

“Vestitevi di sacco e piangete.. Proclamate un digiuno, convocate una solenne assemblea.. riunite gli abitanti del paese e gridate al Signore!” (vs. 13-14)


Ma perché Gioele ritiene che sia proprio al Signore che si debba gridare? Beh, Gioele conosceva il carattere di Dio, e di Lui dirà:


Il Signore ha provato gelosia per il suo paese, ha avuto pietà del suo popolo: Ecco, io vi mando grano, vino, olio e voi sarete saziati; Allontanerò da voi il nemico.. Non temere, gioisci, rallegrati, perché il Signore ha fatto cose grandi” (cap. 2:18-22)

In conclusione, potremmo fare tesoro dell’invito di Gioele, gridare al Signore, andare a Lui con un cuore che riconosce di avere bisogno del suo aiuto, per vederlo compiere cose grandi, per guardare la sua mano operare, mentre Lui ci restituisce la gioia.

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