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  • Immagine del redattoreMarco

QUESTIONE DI VISIONE

Aggiornamento: 6 ott 2021

Chiudi gli occhi, fidati, concentrati, pensa solo alla pianta, immagina il quadro perfetto fino all’ ultimo ago di pino. Apri gli occhi, ricordi bene il quadro? Realizzalo

Celebre estratto del film anni ottanta Karate Kid, dove il maestro Miyagi proponeva una massima utile a comprendere cosa sia una questione di visione.


Il 2020 si allontana, assieme a tutti i suoi strascichi connessi alla più dura crisi mondiale dal secondo dopoguerra ad oggi, ma quale eredità può averci lasciato? A ridosso del primo giro di boa mensile di questo nuovo anno incominciato alla ribalta con proclami di rinascita, con nuove sfide e implicazioni di buon avvenire, cosa può cambiare effettivamente?


Questione di visione. Penso sia questa la chiave che può fare di un anno qualsiasi, persino di un anno indimenticabile come quello appena trascorso, un periodo di tempo utile a conseguire un fine più alto. Era questo che l’anziano maestro proponeva al suo allievo, un esercizio di concentrazione mirato a visualizzare l’obiettivo finale prima di iniziare il suo lavoro: chiudere gli occhi e visualizzare il quadro completo, aprirli e concentrarsi su come realizzarlo.


Un altro uomo fece qualcosa di simile e può essere un utile spunto per impostare un approccio funzionale all’anno della rinascita. Siamo a cavallo tra il Mille e il Novecento a.C. Guerre, pandemie, carestie, conflitti famigliari e rivolte civili avevano arricchito non poco la vita più che vivace di un ormai anziano Re Davide. Il coraggioso condottiero di cui si echeggia la divinità del suo cuore per quanto fosse incline a desiderare ciò che il suo Dio desiderava, non era ancora pronto ad appendere la corona al chiodo e godersi gli agi di una nobile pensione lasciando il suo regno al designato erede.


Negli scritti biblici di 1° Cronache al capitolo 22 troviamo il Re davanti a un piazzale ancora deserto intento a immaginare, forse ad occhi chiusi, quello che avrebbe realizzato: “Questa è la casa dell'Eterno DIO”. Ecco la visione, ecco il progetto. Nulla era ancora pronto, il lavoro da fare era immenso, ingenti risorse economiche e umane erano da recuperare, ma questo non scoraggiò il Re. Davide aveva in cuore di realizzare il progetto della costruzione del Tempio per il suo Dio, una casa dove uomini e donne potessero incontrarsi e incontrare Dio. La spinta che motivò Davide nonostante le innumerevoli difficoltà che il suo regno incontrò era la consapevolezza che la sua visione sposava i piani di Dio per la sua vita.


Il racconto che emerge da questo capitolo ci porta a considerare quali fossero le consapevolezze del Re Davide per la realizzazione del progetto che aveva in mente:


  1. Consapevolezza del lavoro da svolgere. Prima di partire per la realizzazione dell’obbiettivo a cui si è chiamati è necessaria la consapevolezza sulla mole di lavoro da fare e adoperarsi per impostare le basi del proprio progetto: “la casa che si deve costruire all'Eterno sarà estremamente magnifica e acquisterà fama e gloria in tutti i paesi; farò quindi i preparativi per essa”. Agire diligentemente per prepararsi al lavoro è il primo passo.

  2. Consapevolezza dei propri limiti. Il Re Davide non aveva nulla da invidiare a nessuno, il suo curriculum spirituale e secolare ancora oggi sono bramabili e ai più irraggiungibili ma nonostante questo, pur di portare a termine la visione della realizzazione di una casa per Dio, era pronto a darsi da fare fino all’ultimo per poi farsi da parte. Al verso 7 troviamo una stralcio delle indicazioni che Dio diede all’anziano Re: "Tu hai versato molto sangue e hai fatto molte guerre; perciò non costruirai una casa al mio nome.. ti nascerà un figlio.. si chiamerà Salomone.. Egli costruirà una casa al mio nome”. Sembra paradossale, l’incarico è chiaramente assegnato al futuro Re Salomone ma questo non impedì al Re Davide di adoperarsi per porre le basi di un progetto di cui non avrebbe visto la fine.

  3. Consapevolezza della priorità. Progettare, adoperarsi per recuperare le risorse, ingegnarsi sulle soluzioni più efficaci da applicare, umiltà nel lavorare per altri sono elementi importanti e fondamentali ma l’aspetto centrale e prioritario per un uomo del calibro di Davide era uno solo: “disporre il cuore e l’anima a cercare l’Eterno! Il vostro DIO”. Questa era la priorità per il Re Davide. La lunga esperienza umana dell’uomo di Dio, i suoi trascorsi, i progetti realizzati alimentavano la sua consapevolezza che il tutto per l’uomo, in tutti i suoi progetti, per tutte le più virtuose delle visioni è la necessità di disporre il proprio cuore a ricercare Dio.


L’anno appena iniziato si propone ricco di sfide e incertezze, cosa può supportarci per affrontarlo al meglio? Questione di visone. Qual è la tua? Quali sono i tuoi progetti? Che metodologia hai per realizzarli?


Qualsiasi essi siano questa è la priorità prima ancora di partire: disponi il tuo cuore e la tua anima per cercare l’Eterno.

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