top of page
Cerca
  • Immagine del redattoreMarco

QUANDO DIO RIMANE IN SILENZIO

"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte." - Dante.


Succede nel 1975, Ronnie, giovane ragazzo cresciuto in una famiglia cristiana guidata da un affermato Pastore evangelico, decise di togliersi la vita. Gli era stato diagnosticato una psicosi mania-depressiva, un disturbo dell'equilibrio chimico nel sangue che fece sprofondare il ragazzo in una forte depressione. Il padre, Pastore devoto, sì sentì ingannato e tradito dalla sua fede, travolto dalla realtà della morte come tra le più fitte nebbie. Il dolore e la rabbia scoppiarono al grido di "Perché Dio?".


Ad essere onesti forse più che una domanda questa suona più come accusa, scoperchiando il problema profondo che sconvolge la mente degli essere umani: come può il Dio della Bibbia rimanere indifferente, freddo e in silenzio verso la sofferenza. In risposta alle lacrime e alle suppliche di quel ministro di Dio arrivò un silenzio assoluto e spaventoso, il silenzio di Dio.

La questione fondamentale è quindi: è possibile fidarsi di Dio quando la vita ti ferisce? Quando il silenzio delle risposte divine aumenta il carico di sofferenza e della frustrazione?

Cerchiamo risposte ai nostri perché, legittimamente in attesa di un responso che abbia il sapore di giustizia o quanto meno una sembianza.


Questo è il tema del libro scritto decenni dopo dal padre di quel ragazzo che doveva fare i conti con la straziante sofferenza e il silenzio divino. Nel libro "Quando Dio rimane in silenzio - fidarsi di Dio quando la vita ti ferisce" - editore CLC, il pastore affronta l’argomento in modo sorprendentemente pragmatico e scevro dalle banali affermazioni di chi è solo bravo a fare lo spirituale con la vita degli altri.


L'autore scruta in profondità le ragione dei perché, partendo dall’idea che il continuo interrogarsi nasce dall’esigenza, dal bisogno di trovare una risposta, una ragione, una spiegazione soddisfacente a ciò che ci accade. Domanda importante, più che legittima, in cerca di una risposta dal sapore di giustizia divina dietro al perché delle cose.


Considerando la vita di uomini biblici che lottarono con la sofferenza, da Giacobbe a Giobbe, da Giuseppe a Daniele, l’autore del libro arriva al punto centrale della questione considerando la storia narrata in Giovanni 9: dell’uomo nato cieco e guarito da Gesù. “Perché è nato ceco, perché questa sofferenza? Qual è il motivo per cui quest’uomo è arrivato alla vita in questa condizione?” - queste le domande degli interlocutori di Gesù. “Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in Lui” (Giovanni 9:3) - fu la risposta del Maestro.


La fai facile direte, facile non è. Anche l’interiorizzazione più profonda di questa verità non scaccia via il dolore che talune situazioni portano, ma la risposta di Gesù propone una prospettiva quantomeno meritevole di una più attenta considerazione. Agli uomini che interrogarono Gesù interessava il perché, la causa della cecità dell’uomo, erano in cerca di una soddisfacente spiegazione, ne trovarono un paio e le proposero a Gesù, ma Egli le rifiutò entrambe, né offri una terza spiegazione.


In alternativa alla prospettiva di quegli uomini che cercavano una risposta che riguarda il passato, Gesù ne propone una che ha in vista il futuro. La vera domanda non era “perché quell’uomo stesse soffrendo”, quanto piuttosto “cosa farne di questa sofferenza?”. Era più interessato alle conseguenze che alle cause.

La prospettiva proposta da Gesù era un cambio di paradigma su come affrontare la situazione: da “perché a me?” a “E adesso che fare?”.

Il chiedersi e adesso?” favorisce la via di uscita da quella prigione di interrogativi frustranti; si passa da oggetti della sventura divina ad oggetti dell’attenzione mirata di Dio.


Un secondo elemento prezioso del silenzio e della sofferenza è ben riassunto dalla citazione del nostrano poeta in cima alla recensione. Quel dolore, quella sofferenza accompagnata da un periodo di totale silenzio può apparire come la più profonda delle selve oscure, che poco ci manca per venire meno e mollare tutto ma prima che ciò possa accadere sarebbe buono chiedersi se fossero proprio le stagioni della sofferenza che Dio permette a concederti di trovare “quel bene” di cui tanto necessita la nostra vita.


Senz’altro una lettura piacevole ed intesa, da masticare lentamente capitolo dopo capitolo, digerendo con l’esperienza pratica le verità che l’autore propone. Un libro che potrebbe, o dovrebbe poter trovare spazio nelle librerie personali, perché, diciamocela tutta, l’eco dei nostri “perché” ha riecheggiato, riecheggia o lo farà ancora tra le mura delle nostre stanze.

0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
se hai delle domande, scrivici
qui sotto!

La tua domanda è stata inviata!

© 2018 Blog. Proudly created with Wix.com

bottom of page