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  • Immagine del redattoreMarianna

La storia di un padre ed un figlio

Aggiornamento: 23 mag 2020



In Atti 8 ci viene raccontato dell'incontro tra Filippo, un cristiano di Gerusalemme sceso in Samaria a causa della persecuzione, e un ministro etiope intento a leggere e cercare di comprendere un passo della Bibbia che si trova in Isaia 53. Ci viene detto che Filippo gli domandò: "Capisci ciò che leggi?" e il ministro gli rispose: "Come posso se non c'è chi mi spieghi?". Il ministro gli domandò anche: "Di chi parla il profeta Isaia? Di se stesso o di un altro?". Così Filippo iniziò a parlargli, partendo proprio da Isaia 53, "del lieto messaggio di Gesù".

Mi sono sempre domandata quali potrebbero essere state le parole usate da Filippo, quale il contenuto del messaggio, quale il discorso principale della sua predica. Non so rispondere con esattezza e forse nessuno potrebbe, ma se dovessi parlare di Gesù partendo da Isaia 53, allora parlerei di una storia tra un Padre ed un Figlio, affinchè, come il ministro etiope chiese a Filippo, diventi chiaro di chi si stia parlando, chi siano i reali protagonisti della vicenda che in questi versetti viene narrata, una vicenda insieme piena di orrore e di gloria.

Forse, mi sono detta, Filippo portò il ministro a qualche versetto prima di quelli che stava leggendo, e gli mostrò come tutto Isaia 53 fosse il commento commosso, partecipato ed intenso del profeta a qualcosa che stava avvenendo davanti ai suoi occhi: un Padre che presenta Suo Figlio al mondo.

Infatti, se leggiamo gli ultimi versetti di Isaia 52, ci accorgiamo di come Dio Padre si accinga a presentare al mondo Dio Figlio, una presentazione unica nel suo genere."Ecco, il mio servo..", così tutta la scena ha inizio.


Chi presenta il Padre?

Nella prima parte della scena a cui Isaia assiste, il Padre presenta al mondo un Figlio il cui sembiante era stato così disfatto, il cui corpo così torturato e il cui volto così deturpato, da non essere più nemmeno riconoscibile. Presenta un Figlio trafitto, castigato, sfigurato, umiliato, accusato, condannato, ucciso e sepolto. Quale forza deve possedere un Padre per mostrare un Figlio in un tale stato, davanti agli occhi di tutto il mondo? Ma è questo quello che Isaia vede. E mentre gli occhi di Isaia, da lontano, scorgono tutto questo, è come se per un momento il velo che tiene nascosti i misteri divini del cielo si sposti, ed il cuore del profeta si riempie di una nuova consapevolezza. Egli riconosce che quel Figlio che se ne sta lì, silenzioso, torturato e sfigurato, è in quell'orribile stato per colpa sua, a causa dei suoi peccati, ma non solo dei suoi; le sue ferite, le sue torture, gli parlano dei peccati di tutto il mondo (vs. 4-8). Inoltre, vedendo il Padre accanto al Figlio, comprende che ciò che era accaduto loro non era frutto di un incidente o di un caso, ma il risultato di una consapevole decisione. Comprende allora che è il Padre ad aver deciso di far ricadere sul proprio Figlio le colpe del mondo, lasciandolo in balia del peccato atroce degli uomini, e che è il Figlio ad aver deciso di dare la propria vita per ogni singola persona. (vs.10)

Immagina di essere li, insieme ad Isaia, e di osservare tutto questo da lontano.. Non senti il cuore scuotersi dentro di te? Eppure Isaia commenta dicendo: "Quanti della sua generazione hanno compreso che Egli, il Figlio, moriva a causa dei nostri peccati?" (vs. 8)

Filippo, probabilmente, avrà spiegato al ministro etiope che questo uomo di cui Isaia parlava è Gesù Cristo. Gli avrà spiegato che quello che gli occhi del profeta avevano visto seicento anni prima, ora si era compiuto. Dio Padre aveva esposto agli occhi del mondo suo Figlio innalzato, crocifisso su una croce, torturato, sfigurato ed umiliato. Egli aveva così continuato ad avere la forza di presentare il proprio figlio al mondo in questo modo, senza cambiare idea, senza tornare indietro.


CHI PRESENTA IL PADRE?

Ma, tornando ad Isaia, egli continua a guardare, perchè il Padre ha altro da mostrare. Mentre guarda, la voce del Padre tuona ancora. Cosa accade? Il Padre loda e onora il proprio Figlio, il Suo servo , e mentre Lo loda, il suo sembiante si tramuta in un sembiante di luce e gloria, di suprema regalità. Ed ecco che ora il Padre presenta al mondo un Re e le moltitudini si inginocchiano davanti a Lui. Egli porta ancora addosso i segni delle sue torture, ma sul suo capo porta ora una corona di potenza e di bontà. Il Figlio accoglie le moltitudini e condivide con loro il Suo regno (vs.11-12).

Il Padre? Egli è sempre lì, accanto al Figlio.


Forse questo fu quello che Filippo raccontò al ministro etiope parlando di Gesù, partendo da Isaia 53. Gli disse che il Servo era morto per i peccati del mondo e che il Re era risorto con gloria e potenza. E' probabile che gli spiegò di come Gesù fosse morto per i suoi peccati e ora voleva salvarlo.

Questo Gesù aveva dato ai discepoli un comando, e cioè di portare questo "lieto messaggio" ad ogni uomo sulla terra, e che chiunque vi avesse creduto fosse battezzato nel Suo nome, per entrare a far parte di una tale famiglia, e servo di un tale Signore.

Così il ministro commosso e gioioso si fece battezzare.

Isaia 53 parla ancora di un Padre che fu disposto a presentare al mondo il proprio Figlio, torturato e deturpato, per l'amore e per la salvezza di tutti gli uomini. Come commentò Isaia, che ben comprese tutto questo guardando Gesù: "Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo pace è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti" (vs. 5).

Come il ministro, anche noi ascoltando tutto questo non possiamo che desiderare di conoscere di più il nostro Signore, il cui cuore insondabile ci è stato per un momento rivelato.


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