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  • Immagine del redattoreMarco

Il tempo della grazia


Tempo fa leggevo la storia di un ufficiale di marina americano, il quale in una spedizione ebbe un piccolo incidente nel quale la sua imbarcazione perse diverse attrezzature molto costose, che andarono perdute nella profondità degli abissi marini. Cercarono di recuperane il più possibile ma quegli strumenti furono persi per sempre.


L’episodio mi ha portato alla mente un testo del


la Bibbia, nel libro di Michea, capitolo 7 versetto 9:

“Egli tornerà ad avere pietà di noi, metterà sotto i suoi piedi le nostre colpe e getterà in fondo al mare tutti i nostri peccati”.

Rispetto all’accidentalità della perdita dell’attrezzatura navale, emerge da questo versetto la volontarietà di Dio di prendere i peccati dell'uomo e gettarli in fondo al mare, di perderli per sempre. Non li accantona in un angolo con il rischio di riprenderli tempo dopo, ma l’illustrazione è chiara: li fa sprofondare negli abissi, per dimenticarli per sempre.


Questo è il perdono completo di Dio nei confronti dell'uomo. Questa è la grazia che Dio concede all’essere umano. Questa è solo una picc


ola parte della ripetuta e stravolgente grazia che Dio mostra all’uomo! Questa grazia è la medesima che accompagna la persona, che si è appropriato del perdono celeste, nel corso del cosiddetto "cammino cristiano”, una grazia che non viene elargita in funzione dei propri meriti, del proprio essere pio o della propria irreprensibilità.

Tuttavia, una delle legittime domande che ci si pone riguarda la conciliazione tra questa stupenda grazia e la responsabilità di camminare secondo i comandamenti e le indicazioni bibliche. Come obbedire senza cadere in una forma sottile ma malsana di legalismo cristiano?

Alle volte sembra quasi che ci sia grazia in abbondanza mentre non si è un cristiano; ma, dalla conversione in poi, ci sono così tante prescrizioni a cui obbedire, da farci pensare che si stesse meglio prima di andare a Cristo. Ci si sente frustrati dai tentativi e fallimenti che si collezionano nella vita cristiana.


Questo conflitto spirituale e intellettuale non è una questione nuova: ne parlò anche l’apostolo Paolo. In tutte le sue trattazioni sui temi della grazia e della santificazione lo schema con cui l’apostolo tratta l'argomento è pressoché identico: molti capitoli spesi a spiegare la grazia, seguiti da inviti alla consacrazione. Appelli a consacrarsi a Dio non per senso del dovere ma per la misericordia di Dio”, una risposta alla grazia ricevuta e non un’imposizione al fare.


Un invito all’ubbidienza da parte di Dio non in forza della sua Sovranità ma a

motivo della Sua Misericordia che ci ha mostra in Cristo.


Assegnare, infatti, alla volontà di Dio per noi un mero obbligo di ubbidienza ai suoi comandamenti, e cercare di compierli, rischia di avvicinarci al legalismo. Dall’altra parte, considerare l’ubbidienza a Dio come un'attitudine vincolata al nostro desiderio (mi va o non mi va, tanto nulla cambia nella mia posizione davanti a Dio) configura un abuso della sua grazia. In entrambi i casi c’è il forte rischio di non aver compreso e fatta propria la verità della grazia.


La grazia divina non cambia il carattere fondamentale della legge di Dio, piuttosto procura perdono quando la infrangiamo.

Immaginatevi una strada a senso unico, con tanto di cartello di divieto. Se la percorri commetti un’infrazione e devi pagare una multa, la grazia interviene e paga la multa al posto tuo ma il cartello di divieto rimane lì, quella strada non è da percorre in senso opposto.


Il carattere di Dio non è cambiato perché ha mostrato grazia al peccatore. Sotto il legalismo l’ubbidienza serve a meritare la salvezza o le benedizioni di Dio. Sotto la grazia, l’ubbidienza è la risposta amorevole alla salvezza in Cristo.


La comprensione vera, profonda della grazia porta il credente a gustare la sua posizione davanti a Dio e inclinare i suoi desideri all’ubbidienza.




La santificazione non è un gioco, non è una partita a calcetto dove se ci si va oppure no non cambia nulla, ma piuttosto è la risposta intenzionale all’amore ricevuto da Dio, è il percorso che si vuole mettere in atto per la propria vita.


Per la grazia di Dio siamo quelli che siamo; non saranno le nostre vittorie spirituali a muovere il favore di Dio nei nostri confronti ma è l’essenza di chi Lui è che lo porta a muovere grazia e misericordia nei nostri confronti.


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