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  • Immagine del redattoreMarianna

Diventiamo cio' che amiamo

Aggiornamento: 6 ott 2021





Leggendo il libro di Osea, appare evidente come sia l'amore il tema centrale dell’opera. E non me ne vogliano i cantautori neomelodici o i grandi poeti medioevali, ma è qui che si trova la più alta espressione dell’amore.

Lasciando da parte però i complimenti all’autore, sono almeno tre i grandi concetti che vengono espressi a proposito dell’amore:

  • L’amore è esclusivo, ossia, quando il cuore si dà, si dà totalmente. Forse questo darsi è inizialmente parziale o progressivo, ma se chi si sta dando, si sta dando per amore, allora finirà per darsi totalmente, e quindi in maniera esclusiva;

  • L'amore conduce all'azione: un concetto forte in questo libro è che quando si ama allora si fa;

  • L’amore trasforma: è forse questo il più profondo dei concetti enunciati nel libro di Osea riguardo l’amore. Tra le potenze trasformatrici di cui si dispone, sembra proprio essere l’amore la più potente di tutte.

Nel libro di Osea, che potremmo descrivere come la narrazione d’amore che un Dio fa parlando del proprio popolo, c’è una frase che, quando la incontri, ti lascia lì, a ragionare. Ad un certo punto, parlando del suo popolo, questo Dio dice:

“..Essi divennero abominevoli, come le cose che amavano”.

Eccola qui la potenza trasformatrice dell’amore. Per quanto la trasformazione qui sia stata in peggio, essa pure esiste, si sente forte ed è ben visibile agli occhi di Dio: il suo popolo non è più lo stesso.

Ma cosa aveva amato Israele, il popolo amato da Dio, per diventare così “abominevole”? La risposta più concisa a questa domanda sarebbe: tutto il resto. Ti ricordi il concetto dell’esclusività? Essi non poterono amare tutto il resto ed anche Dio. Fecero una scelta, decisero a chi dare il loro cuore.

In particolare, si evince dalla narrazione, il popolo aveva amato le ricchezze, le glorie, l’abbondanza dei beni, il superbeggiare tra le nazioni. Aveva amato divinità straniere, aveva dato il proprio cuore ad altri dèi, che non chiedevano più la misericordia o la giustizia, come il Dio d’Israele, ma che chiedevano prostituzioni, adulteri, sacrifici, sfarzi.

E così, amando queste divinità, Israele iniziò a diventare “della stessa pasta” di questi dèi. Ti ricordi anche che chi ama, fa?

In particolare, sono due le azioni che vengono denunciate, e nel libro si parla infatti di una “duplice iniquità”:

  1. Essi divennero violenti. Non so a che livello sia la tua capacità di autovalutazione sulla violenza che c’è dentro di te. Io ci ho riflettuto a lungo, e più mi incontro, in situazioni difficili, in ambienti complicati, sotto stress, o nella privazione, più mi accorgo di quanta violenza ci sia nel mio cuore, nelle mie parole, nei miei pensieri, nelle mie azioni. Essa si pone come un’ombra che cala su di me senza che nemmeno io me ne renda conto. E per quanto ci sforziamo di combatterla, essa è sempre lì, pronta a venire fuori, sotto forma di rabbia, di invidia, di gelosia, di rancore, di cattiveria, di maldicenza. E quello che si capisce dal libro di Osea è che più camminiamo lontani dal Signore, più ci innamoriamo di qualcosa che non sia Lui, più diventa arduo il combattimento contro questa violenza, perché c’è violenza in ogni cosa e in tutti, tranne che in Lui.

  2. Essi divennero ingrati. Forse questo potrebbe non sembrarti un crimine tale da meritare l’appellativo “abominevole”. Ma attento un attimo, qui non stiamo parlando di un Dio insicuro che non si è sentito dire grazie. Qui stiamo parlando di un popolo che pensò davvero che le benedizioni, l’aiuto, il soccorso, la salvezza, la protezione, il benessere, la gioia, fossero loro stati donati da altri, nonostante Dio si fosse visibilmente chinato a provvedere per loro tutto ciò di cui disponevano. L’ingratitudine è un problema per noi, e non per Dio, perché conduce alla cecità emotiva, all’arroganza, alla superbia, alla ribellione, all’orgoglio. E questi sono grandi mali.


Così, il popolo aveva scelto chi amare (esclusività), aveva fatto ciò che l'amore richiedeva (azione) , e di conseguenza aveva scelto chi essere (potenza trasformatrice).


Rifletti su questa enorme potenza trasformatrice dell’amore. Chi stai amando tu? . Più l’oggetto del tuo amore sarà buono, giusto, dolce, calmo, paziente, fedele.. più allora tu sarai allo stesso modo. Più l’oggetto del tuo amore richiederà misericordia, grazia, perdono, gentilezza, bontà, più tu farai tutto questo. E non c’è nessuno che più di Dio sia tutto ciò e richieda tutto ciò. Egli è l’amore che ci trasforma nella migliore versione di noi stessi. Un cuore può anche scegliere di amare altro, ma attento, può anche diventare abominevole. Non è infatti l’amore a renderci migliori, ma è l’amore per il Migliore a renderci tali.

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