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Di cosa parla la mia condotta?

Aggiornamento: 13 ott 2021



Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un’affermazione alquanto pungente, dichiarazione di un ateo convinto, il quale molto sapientemente sosteneva questo:

“La prova più schiacciante della non esistenza di Gesù, ritengo sia il comportamento di quelli che si dicono cristiani”.

Cosa ne pensi?

Io l’ho trovata molto cinica ma allo stesso tempo decisamente disarmante. Più mi ci soffermavo e più la ritenevo ragionevole. Se i cristiani professano l’esistenza di un Dio che diventa Signore e Salvatore degli uomini che lo incontrano, amico, re e consolatore di coloro che dichiarano di seguirlo, allora la loro condotta si pone come cassa di risonanza di questi fatti. Una condotta poco appropriata per qualcuno che dice di avere incontrato un tale Dio, potrebbe far sorgere seri dubbi sulla Sua esistenza.

Dunque, dopo un primo infastidito sentimento, ho considerato quanto importanti, di fatto, siano gli insegnamenti riguardanti la condotta all’interno della Scrittura, e quanto spesso sia facile dimenticarli e scivolare su di essi. Il nostro comportamento, i nostri “fatti”, sono la nostra testimonianza. Dovremmo allora preoccuparci di più di quello che le nostre parole, le nostre azioni, i nostri gesti raccontano al mondo intorno a noi.

Vorrei condividere quello che tre grandi uomini della Bibbia hanno voluto insegnare a proposito della condotta di un cristiano:

PIETRO

L’apostolo Pietro fu quello che, nel tentativo di difendersi e di difendere Gesù da un arresto ingiusto e spaventoso, estrasse un’arma e ferì gravemente un uomo, recidendone l’orecchio. Fu quello che, mentre il Signore Gesù stava condividendo la sua futura ed imminente morte con i discepoli, si arrogò l’autorità di rimproverarlo, sgridandolo per quello che stava dicendo. Fu quello che con veemenza imprecò contro coloro che lo stavano accusando di essere “della cerchia” dei successivamente “così definiti” cristiani.

Potremmo dire che l’apostolo Pietro non abbia molto da insegnarci riguardo alla condotta. Ma invece, qualcosa nella sua vita cambiò radicalmente quando scoprì la potenza della grazia e del perdono di Gesù. Il suo cuore venne trasformato da quella misericordia, e la sua condotta ne subì le conseguenze.

La frase dell’ateo, nel suo significato più profondo, Pietro la considerò così fattibile, da scoprire nella condotta lo strumento per attirare gli sguardi della gente e indirizzarli verso la gloriosa persona di Gesù. Egli dirà: “..Vi esorto ad astenervi dai desideri che danno l’assalto contro l’anima.. avendo una buona condotta fra gli stranieri, affinché laddove sparlano di voi, definendovi malfattori, osservino le vostre buone opere e diano gloria a Dio nel giorno in cui li visiterà” (1 Pietro 2:12); altrove dice: “Non vi terrorizzi la paura che essi incutono, ma glorificate Cristo come Signore nei vostri cuori. Siate pronti a rendere conto della speranza che è in voi… Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, avendo una coscienza pulita; affinché quando sparlano di voi rimangano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta”. (1 Pietro 3:13-16)

Lungi dal dimenticare l’importanza di una giusta condotta, Pietro ci ricorda che la nostra più forte testimonianza risiede nel nostro atteggiamento.

GIOVANNI

L’apostolo Giovanni fu quello che chiese a Gesù di far scendere un fuoco dal cielo per incenerire alcuni uomini; o ancora fu quello la cui madre richiese a Gesù che i suoi figli fossero fatti sedere uno alla Sua destra e uno alla Sua sinistra nel regno dei cieli; fu quello che sgridò alcuni uomini che compivano miracoli perché non erano della sua cerchia. Insomma, probabilmente Giovanni stava diventando un giovane ragazzo un po’ arrogante, gonfio, pieno di sé. Eppure qualcosa deve averlo stravolto, credo che possa essere stato l’amore che Gesù manifestò nei confronti del mondo intero. Deve averlo osservato bene, e nel guardarLo, così carico di potenza ma così ripieno d’amore, il suo cuore deve essersi trasformato.

Nelle sue lettere alle chiese, Giovanni, ormai anziano, fu molto diretto, non avendo perso la sua tenacia nel parlare. Ciò che cambiò furono i contenuti. Egli sostenne che la condotta degli uomini rivela il contenuto del loro cuore e la loro posizione rispetto a Gesù:

“Chi dice: ‘io l’ho conosciuto’ e non osserva la sua parola è un bugiardo e la verità non è in lui. Da questo conosciamo che siamo in lui: chi dice di rimanere in Lui, deve camminare come Egli camminò.”
(1 Giovanni 2:4-6)

In particolare Giovanni parlò dell’amore e della giustizia.

In merito all’amore disse:

“Chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.” (1 Giovanni 4:7-8)

In merito alla giustizia sostenne che: “..Chi pratica la giustizia è giusto, come Egli è giusto.. Chiunque non pratica la giustizia non è da Dio, come pure chi non ama” (1 Giovanni 3:7;10)

GIUDA

Infine, Giuda fu uno dei fratellastri di Gesù.

Abbiamo alcune informazioni circa l’atteggiamento dei fratelli di Gesù mentre Egli era sulla terra, e tutte ci parlano dei suoi fratelli come oppositori, contrari al suo insegnamento. In Giovanni 7:5 ci viene detto che “..neppure i suoi fratelli credevano in lui”.

E’ dunque possibile che tutto quello che Gesù ricevette da Giuda fu critica e forse anche disprezzo.

Qualcosa però cambiò anche in Giuda, anche se non sappiamo quando questo avvenne. Sappiamo però che dopo la morte di Gesù, i suoi fratelli iniziarono a conoscere gli apostoli e a stare con loro (Atti 1:14).

La vita di Giuda non ci viene raccontata nel dettaglio, ma nella sua lettera è evidente l’accento che egli pone sulla necessità di una condotta che rispecchi la grazia conosciuta in Gesù. Giuda dovette combattere contro coloro che distorcevano il concetto della grazia e lo utilizzavano per promuovere una condotta frivola, lussuriosa, peccaminosa:

“..mi sono trovato costretto a scrivervi per esortarvi a combattere strenuamente per la fede.. Perché si sono infiltrati tra di voi certi uomini che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e negano il nostro Signore e Padrone Gesù Cristo” (Giuda 1:3-4). Così tutta la lettera di Giuda è una critica forte nei confronti di coloro che avevano fatto della grazia un’occasione per peccare, ed un incoraggiamento a rimanere fermi in ciò che Cristo Gesù aveva insegnato, con una condotta che parlasse più forte del clamore suscitato da questi uomini (vs.16).

Quello che Pietro, Giovanni, Giuda fecero, sottolineando l’importanza di una buona condotta, capace di proclamare la bellezza e la forza di una vita spesa con Gesù, lo fecero anche tutti gli altri apostoli. Paolo e Giacomo fecero lo stesso.

Ora, dovremmo domandarci: cosa racconta la mia condotta? Parla di Gesù?
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