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  • Immagine del redattoreMarianna

CHI CONOSCE I SUOI ERRORI?


Ti è mai capitato di rimanere sbigottito di fronte al voto di un esame o di un test o di una verifica? Avevi consegnato la tua prova con estrema fiducia, convinto di aver svolto il tuo compito decisamente molto bene. Eppure, la restituzione del voto è stata una delusione. Ti è mai capitato di chiederti dove avessi sbagliato? Hai mai provato quella sensazione di incredulità? Se si, magari hai anche chiesto o preteso di poter visionare il tuo test, per capire dove fossero i tuoi errori. E forse quando li hai visti, lì nero su bianco, sei rimasto ancora più sbigottito. Come ho fatto a sbagliare? Eppure ero convinto di aver fatto tutto bene!


Ecco, quando ho letto il Salmo 19, versetto 12, che dice: "Chi conosce i suoi errori?", mi è venuta in mente subito questa immagine. Il salmista continua chiedendo a Dio di purificarlo da quei peccati "che gli sono occulti".

Ma come, è possibile commettere errori senza nemmeno saperlo? Beh le nostre esperienze ci dicono che questo accade.

Sempre in un salmo leggiamo: "I sentimenti del cuore dell'uomo sono un abisso" (Salmo 64:6) e altrove: "Il cuore dell'uomo è insanabilmente maligno, chi potrà conoscerlo?" (Geremia 17:9).


Mi sembra di capire che dentro di noi batta un cuore particolarmente incline a commettere errori, che possiamo chiamare peccati, eppure allo stesso tempo poco incline a riconoscerli come tali. Non conosciamo mai davvero, profondamente, il nostro cuore e non riusciamo a denunciare mai, veramente, i nostri sbagli.

Qualsiasi pedagogo ci direbbe che un bambino che non riconosce i propri errori e che non impara ad affrontarli, si preclude la possibilità di migliorare e di maturare. E questo per noi, è un problema.


Francesco Turrettini, un cristiano del 1600, scrisse:

"Tutte le scienze del mondo, con un impegno nella loro investigazione, possono sicuramente illuminare l'intelligenza e rendere l'uomo più sapiente, ma non potranno mai purificare il cuore e renderlo migliore".

Se nemmeno tutti i saperi del mondo possono aiutarci a gettare luce sul nostro cuore e soprattutto non possono aiutarci a migliorarlo, come possiamo raggiungere questo scopo?


Sempre Turrettini dirà:

"L'insegnamento di Gesù ha una natura diversa: esso illumina l'uomo e allo stesso tempo lo purifica, e nella misura in cui lo rende sapiente nei misteri della fede, lo rende appassionato nell'esercizio della pietà".

Cosa significa? Sta dicendo che c'è una scienza, un'istruzione, una parola, che viene da Gesù, che non solo ci rende conoscitori esperti del nostro cuore, del peccato, di Dio e della fede, ma che ci cambia in profondità e che produce in noi una mai conosciuta prima passione per il bene, e che rende quindi il nostro cuore migliore, anzi, nuovo.


Quando Giovanni descrisse Gesù nel suo vangelo disse: "Gesù non aveva bisogno della testimonianza di nessuno sull'uomo, perchè Lui conosceva quello che era nel cuore dell'uomo" (Gv. 2:25).


C'è qualcuno, che conosce quel cuore insondabile e maligno che vive dentro l'uomo. Ma quella stessa persona è l'unica la cui voce, la cui azione, il cui amore, la cui giustizia, la cui grazia possono cambiare radicalmente quel cuore.

La natura di Gesù è tale per cui sebbene sia Colui che ti conosce di più, Colui che vede chiaramente gli errori del tuo cuore, si propone di avvicinarsi a te con grazia, di ripulire e spazzare via il peccato che ti contamina, e di donarti un cuore nuovo:


"Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo". (EZ. 36:26)

Chi conosce allora i propri errori? Gesù conosce tutti i nostri. La sua parola può illuminarci per vedere il peccato dentro di noi, ma non solo. Può ripulirci, può cambiarci, può liberarci dal male e darci qualcosa di nuovo.


Non temiamo allora che Gesù ci veda per quello che siamo, ma come il salmista diciamo:

"Investigami o Dio e conosci il mio cuore. Vedi se c'è in me qualche via malvagia e guidami per la via dell'eternità" (Salmo 139:23-24)
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