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  • Immagine del redattoreMarianna

Caleb

Aggiornamento: 13 ott 2021




Quanto a lungo qualcuno può mantenere la parola data? E a fronte di quali eventi si è legittimati a revocarla? Queste sono domande interessanti.


Penso siano state domande interessanti a cui fu difficile dare una risposta, in particolare per un popolo, il popolo d’Israele. Per raccontarla rapidamente, la storia dell’ingresso del popolo d’Israele nella terra di Canaan, fu quanto minimo travagliata. Dio aveva promesso che li avrebbe condotti dalla schiavitù dell’Egitto, al riposo della terra promessa, dal deserto, alla terra dove scorreva il latte ed il miele. Giunti ai confini della terra tanto attesa, Mosè inviò una spedizione di uomini, si presume coraggiosi, ad esplorarla. Tornati all’accampamento, tutti gli uomini furono scoraggiati e pieni di spavento, poiché in quella terra, buona e fertile, vi erano i giganti. Solamente due uomini, Giosuè e Caleb, pur riconoscendo la difficoltà dell’impresa, confidarono nella potenza del Signore e nella grandezza della Sua fedeltà. Se Dio lo aveva promesso, allora si sarebbe compiuto. Il popolo si lasciò andare allo sconforto e alla rabbia, e così Dio li condannò a perire lì dove avevano preferito restare, nel deserto, ad eccezione di Giosuè e Caleb, i quali rimasero in vita e ai quali promise la terra promessa.


Trascorsero quarantacinque anni, e finalmente il popolo giunse nelle terre che Dio aveva precedentemente promesso di dare loro. Tutta quella generazione era scomparsa, e la nuova si apprestava a portare a compimento l’opera.

Così, Caleb si presentò a Giosuè, diventato capo del popolo, e gli disse:


6 ..Tu sai quel che il SIGNORE disse a Mosè, uomo di Dio, riguardo a me e a te a Cades-Barnea. 7 Io avevo quarant'anni quando Mosè, servo del SIGNORE, mi mandò da Cades-Barnea a esplorare il paese e io gli feci la mia relazione con sincerità di cuore. 8 I miei fratelli, che erano saliti con me, scoraggiarono il popolo, ma io seguii pienamente il SIGNORE, il mio Dio. 9 In quel giorno Mosè fece questo giuramento: "La terra che il tuo piede ha calcata sarà eredità tua e dei tuoi figli per sempre, perché hai pienamente seguito il SIGNORE, il mio Dio". 10 E ora ecco, il SIGNORE mi ha conservato in vita, come aveva detto, durante i quarantacinque anni ormai trascorsi da quando il SIGNORE disse quella parola a Mosè, mentre Israele camminava nel deserto; e ora ecco che ho ottantacinque anni; 11 oggi sono ancora robusto com'ero il giorno in cui Mosè mi mandò; le mie forze sono le stesse d'allora, tanto per combattere quanto per andare e venire. 12 Dammi dunque questo monte del quale il SIGNORE parlò quel giorno, poiché tu udisti allora che vi stanno degli Anachiti e che vi sono delle città grandi e fortificate. Forse il SIGNORE sarà con me, e io li scaccerò, come disse il SIGNORE». 13 Allora Giosuè lo benedisse, e diede Ebron come eredità a Caleb, figlio di Gefunne. 14 Per questo Caleb, figlio di Gefunne, il Chenizeo, ha avuto Ebron come eredità, fino a oggi: perché aveva pienamente seguito il SIGNORE, il Dio d'Israele. 15 Ebron si chiamava in passato Chiriat-Arba; Arba era stato l'uomo più grande fra gli Anachiti. E nel paese cessò la guerra” (Giosuè 14)


Ci sono almeno due cose che dobbiamo notare di Caleb.


1. La prima caratteristica di quest’uomo fu la sua totale, completa ed indipendente volontà di seguire il Signore. Non importava dove, non importava contro chi o cosa, non importava se da solo o con la sua comunità, lui avrebbe fatto e detto ciò che il Signore gli aveva chiesto di fare e dire. Nessuna eccezione, nessun ripensamento, ma pienamente.


2. La seconda caratteristica, ed è su questo che voglio concentrarmi, è che Caleb ritenne ancora valide, dopo 45 anni, le preziose promesse del Signore. Il suo coraggio, il suo desiderio, la sua richiesta, si basarono tutti su questa realtà. Se il Signore, quarantacinque anni prima, gli aveva promesso che nessun popolo avrebbe resistito contro Israele ma che anzi, sarebbero entrati per prendere possesso delle terre davanti a loro, se Dio stesso aveva dichiarato che avrebbe combattuto con loro e per loro, questo si sarebbe compiuto, indipendentemente dal tempo trascorso nel mezzo.

Hai mai considerato che le promesse di Dio non sono a scadenza? Esse non valgono per un po’ o fino ad una certa data. Le promesse di Dio non hanno termine. Ciò che dice è per sempre, ciò che promette è eterno.

Mi immagino Caleb, il quale 45 anni prima aveva implorato il popolo di non dubitare, aveva scongiurato la sua comunità di fidarsi del loro Dio, aveva bramato in questi infiniti decenni di vedere la parola del Suo Dio compiersi davanti a lui, aveva agognato


di guardare il Suo Signore compiere le cose straordinarie che aveva promesso, me lo immagino ora trepidante, poiché finalmente poteva appropriarsi di quelle promesse. Giunse il momento per Caleb, di stare a guardare i giganti cadere, così come il Signore aveva detto. Il “Forse” di Caleb fu evidentemente una riprensione per tutta quella generazione che aveva dubitato e un monito per i suoi successori.



Per quanto concerne Dio, egli rimase fedele a ciò che molto tempo prima aveva promesso. Non venne meno, non ritirò la sua parola, non dimenticò le sue promesse. Quell’aiuto che aveva garantito, era conservato in attesa di essere investito. Non aveva cambiato idea e le sue parole non si erano logorate.

Che cosa straordinaria contare su un tale Dio. Miseri noi se, dubitando, non ci appropriamo dell’aiuto e delle promesse del Signore, se spendiamo anni girovagando e perendo nel deserto. Ma infinite grazie siano rese a Colui che rimane fermo in ciò che promette e che serba per noi un pronto aiuto. Ciò che ci è richiesto è avere fede, a tempo indeterminato, nelle parole mai alterabili del Dio eterno.


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