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  • Simone

2020, orientarsi nell’incertezza quando gli esperti non hanno le risposte


Apollo, nella mitologia greca era la deità degli oracoli e della conoscenza, della medicina e delle arti

Quando proprio dodici mesi fa, per la prima volta sentivamo parlare della minaccia Covid-19 mentre faceva capolino nella lontana provincia cinese dell’Hubei, accanto agli appelli ufficiali alla cautela, forse inconsciamente un pensiero ha attraversato la mente di molti, magari in maniera un po’ presuntuosa e subdola: questo da noi non potrà mai succedere. Non qui da noi, non nelle nostre condizioni. Un sottile senso di sicurezza si faceva strada nelle nostre menti. Niente di simile potrebbe mai accadere alla nostra società, e semmai davvero dovesse arrivare noi sapremo sicuramente gestirlo in maniera efficace. Abbiamo protocolli di prevenzione all’avanguardia, misure igieniche adeguate, osservatori e centri specialistici che sapranno proteggerci da qualunque minaccia, naturale o artificiale che sia la sua origine. Semplicemente, da noi certe cose non potrebbero accadere, perché la nostra società, moderna ed evoluta, è in grado di gestire tutto questo: abbiamo dalla nostra parte il progresso.

Secoli di osservazioni, ricerche, scoperte e avanzamento tecnologico. La nostra civiltà si ispira fermamente agli ideali di progresso e alle scienze, sono questi i valori che nell’era moderna ci indicano la via per costruire un mondo migliore. Dopotutto, esiste forse qualcosa di più affidabile e di più rigoroso per comprendere i meccanismi che governano il nostro mondo? Non sono forse loro, il progresso, la ragione, la conoscenza a poterci rassicurare dandoci indicazioni chiare, informazioni inconfutabili e previsioni precise in qualunque circostanza?


Affrontare l’incertezza, quando la bussola non indica la direzione


Eppure, guardando ai mesi appena trascorsi, ci sentiamo tutto fuorché guidati, informati e rassicurati. In questo clima di confusione generalizzata i dubbi permangono, i chiarimenti offerti dalla comunità scientifica e dagli esperti non sono esaustivi anzi, lo smarrimento generale contribuisce ad annaffiare abbondantemente il terreno in cui si sviluppano rigogliose teorie più o meno fantasiose e rimedi fai-da-te. Come forse mai prima d’ora, il 2020 ci offre la possibilità di mettere alla prova la nostra fede, a chi ci stiamo affidando e a chi stiamo chiedendo di prenderci per mano nell’affrontare la difficoltà. Forse è proprio questa l’occasione giusta per ripensare al ruolo che la nostra società attribuisce al progresso come medicina per tutti i mali. Non tanto per mostrarne i lati deboli, semmai ne avesse, quanto invece per guardare al “puzzle” della nostra realtà in maniera più consapevole e verificare se le tessere sono tutte in ordine. E guardando bene, forse ce ne sono alcune che mancano, almeno tre sembrerebbe:

  • Una ricerca lunga e faticosa: osservare, teorizzare, verificare, il processo è lungo e laborioso. Moli di dati da raccogliere, esperimenti da effettuare, un sacco di materia grigia da strizzare e una comunità scientifica da convincere. Non esattamente qualcosa di semplice e veloce, e infatti moltissime delle grandi scoperte e invenzioni che hanno rivoluzionato la nostra storia sono il frutto di anni (se non decadi) di lavoro. E fino a quel momento, fino a che il metodo scientifico non è soddisfatto, il successo è nel migliore dei casi una mera questione di probabilità: “il progresso non è altro che brancolare da un errore all’altro”. Forse un po’ azzardato aspettarsi che un comitato tecnico-scientifico sappia darci dall’oggi al domani tutte le risposte di cui abbiamo bisogno, tra l’altro nel bel mezzo di una situazione inedita tipo una pandemia di COVID-19, non trovate?

  • Gli esperti in conflitto: Mascherine no, poi si. Rischio zero si, poi no. Virus paragonabile all’influenza si, poi no e poi ancora non si sa. Persino gli addetti ai lavori e massimi esperti contribuiscono a fomentare questo stato di profonda confusione, con estremismi (talvolta opposti), contraddizioni e dietro front. Non sono proprio loro, gli esperti, che padroneggiano il sapere e ne detengono i segreti? Non sono (almeno molti di essi) “scienziati”, ovvero persone che si basano esclusivamente sui fatti e su evidenze incontrovertibili? Come è possibile che giungano a conclusioni cosi differenti, se non addirittura opposte? Credo sia più realistico riconoscere che, per quanto possa trattarsi di professionisti rigorosi, anche i migliori esperti non sono altro che esseri umani e come tali devono difendersi dagli stessi vizi comuni a ciascuno di noi: fretta nel parlare, pregiudizio, opinioni personali, limiti di comprensione, fino a casi estremi di orgoglio e senso di superiorità che fanno rimanere sulle proprie posizioni più per partito preso che altro. Non possiamo fare finta che queste caratteristiche umane escano di scena quando si indossa il camice. Credo sia saggio ammettere che non è sempre vero che una dichiarazione di uno scienziato corrisponde ad una dichiarazione scientifica.

  • Degli aspetti etici ingombranti: ripenso allo scalpore di fronte ai criteri per cui certe persone avrebbero avuto accesso ai respiratori a discapito di altre. O il rimorso di fronte all’idea che suggeriva di salvaguardare l’economia ad ogni costo, anche a discapito di vite umane se necessario, perché dopotutto questo è ciò che normalmente avviene in natura, dove il più debole è destinato a soccombere mentre il più forte o adatto sopravvive. Purtroppo il livello di progresso raggiunto fin qui non è sufficiente a guidarci autorevolmente tra questi temi complessi. La scienza non è in grado di mettere in ordine con precisione tra valori etici che pure noi consideriamo così importanti. Non esiste una formula che ci sappia indicare cosa sia giusto o sbagliato. E sarebbe pericoloso addossare alla “scienza” l’onere di questo tipo di decisioni.

Ma se le cose stanno cosi è un po’ come se il nostro puzzle rimanesse incompleto, e a nessuno piacerebbe lasciare un puzzle incompleto. Dove trovare le tessere mancanti allora?


Certezze, prendere in considerazione altre strade


Non possiamo fare a meno del progresso, specialmente il progresso scientifico. La nostra società non può permettersi di non ambirlo. Sarebbe da insensati. Ma mentre aspettiamo che la scienza faccia il suo corso e che gli esperti si mettano d’accordo, semmai arrivino a farlo, molte delle risposte di cui necessitiamo sono già disponibili se prendiamo in considerazione il punto di vista cristiano. Esattamente il Cristianesimo, non tanto come un’alternativa rispetto a quanto il progresso scientifico ha da offrirci, quanto come un punto di vista complementare a esso. Senza rifiutare nulla di quanto l’umanità ha faticosamente raggiunto in secoli di studi (molto spesso grazie al contributo di scienziati cristiani), il Cristianesimo getta luce sulla strada da percorrere laddove il professore o il suo microscopio non possono esprimersi.

Mentre la comunità scientifica è al lavoro per stabilire con esattezza se l’origine di questa pandemia è dovuta ad un evento spontaneo o indotto artificialmente e chi sarebbe eventualmente il colpevole, il Cristianesimo sposta l’asticella un po’ più in là e indica già quali sono i fattori che originano il male e la sofferenza. Non solo, ci offre anche una guida per vivere in questo mondo in presenza di situazioni malvagie e dolorose. Propone soluzioni definitive al male e alla sofferenza. Non si tratta di semplici regolette, tipo dove starnutire o come lavarsi le mani, ma di principi profondi ed esaustivi per orientare il nostro agire nella confusione generata dal male intorno a noi.

Mentre il mondo deve fare i conti con le voci discordanti e le ipotesi fuori dal coro dei vari esperti, il Cristianesimo è saldo nel mantenere i suoi principi e le sue indicazioni da più di venti secoli. Il Cristianesimo non è tanto coerente perché i suoi seguaci non sbagliano o non si contraddicono mai (lo fanno eccome!) ma perché Dio, la sua essenza, i suoi principi non cambiano e Egli non si contraddice. Egli è l’esperto per eccellenza, e offre diagnosi e cure precise anche nel mezzo della pandemia.

Non parliamo poi delle questioni etiche, se di fronte a certi temi si tende necessariamente ad abbandonare l’oggettività per scendere nel campo delle opinioni personali, quanto più rilevante potrebbe essere l’opinione del Creatore del genere umano, di fronte ai temi complessi che questa pandemia ha fatto emergere.


Gli ultimi dodici mesi sono stati caratterizzati da una profonda incertezza, confusione e sfiducia. E purtroppo non ci lasceremo tutto alle spalle fra pochi giorni solo perché entreremo nell’anno nuovo. Abbiamo bisogno di verità ferme a cui aggrapparci con forza, una bussola attendibile per navigare in questi mari mossi. Se cerchiamo questo genere di risposte, oltre a guardare ai camici bianchi, ogni tanto, alziamo anche lo sguardo.


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