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Il Vangelo di Luca: l'amore di Dio per tutta l'umanità



Il Vangelo di Luca è una delle due opere scritte da un giovane dottore di nome Luca, medico e al contempo storico, il quale scrive il Vangelo ed il libro degli Atti ad un certo destinatario di nome Teofilo, con un obiettivo ben preciso: “perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate”(Luca 1:4). Dunque questo è l’intento di Luca, fare in modo che quelli che sentano parlare di Gesù, possano avere la certezza che le cose sono andate esattamente in un certo modo, quello raccontato nel vangelo. Così da buon storico, la prima cosa che Luca fa, è quella di interpellare i testimoni oculari raccogliendone la testimonianza: “..è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall’origine, di scrivertene” (Luca 1:3)

Non solo, ma da un punto di vista storico, Luca vede la vicenda di Gesù come il centro di tutta la storia. Egli è il fulcro della storia, il centro, il perno attorno al quale ogni altra cosa ruota. Quanto avvenuto prima di Gesù, è avvenuto in vista di Lui, e quanto avvenuto dopo, è una conseguenza di quanto Lui ha fatto. La vita, la morte e la resurrezione di Gesù sono innanzitutto un evento storico dimostrabile, ma sono inoltre il frutto di un lungo e storico impegno di Dio nei confronti dell’uomo.

Gesù è il centro

Mi piace definire il vangelo di Luca come “Il Vangelo dell’amore”, perché in esso è particolarmente evidente l’amore di Dio per tutti i popoli, il suo interesse per tutto il mondo, la sua passione per ogni essere umano. E’ un vangelo “sociale”, un vangelo che presenta Gesù come “Dio che incontra gli uomini”, che descrive Cristo come il Dio degli uomini, il loro Salvatore. E’ questo il cuore del vangelo di Luca, ed è forse per questo che le prime parole di Gesù trascritte da Luca definiscono proprio la Sua missione:

“Gesù si recò a Nazareth, lì dov’era nato, ed entrato nella sinagoga, si alzò per leggere: Lo Spirito del Signore è sopra di me, perché mi ha unto per evangelizzare i poveri: mi ha inviato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi..” (Luca 4:16-18)

Luca era uno storico, era un medico, ma più di tutto era un uomo, rimasto incantato dal cuore di un Dio che batteva per l’intera umanità. Così dal capitolo 4 al capitolo 9 Luca non fa altro che raccontare come Gesù, che aveva dichiarato di essere venuto per soccorrere i poveri, i ciechi, i prigionieri, mette in atto queste parole. Ci fa tuffare così in una realtà piena di compassione, potenza, grazia e dolce umanità.

Il Vangelo di Luca straripa dell’amore di Gesù per l’umanità, Colui che si avvicina ad ogni tipologia di essere umano e lo guarisce, fisicamente, emotivamente, spiritualmente. E’ un documentario antropologico sull’umanità, perché non c’è un tipo d’uomo che non venga menzionato, ed è un canto d’ammirazione nei confronti di Dio. Ci sono coppie anziane (Zaccaria ed Elisabetta), coppie giovani (Giuseppe e Maria), lebbrosi (cap.5), paralitici (cap.5), truffatori (cap.5), moribondi (cap.7), giudei, romani, stranieri, uomini, donne, ricchi, poveri, padroni e servi. L’umanità intera è raggiunta da questo Dio.

"..è un documentario antropologico sull'umanità e un canto d'ammirazione nei confronti di Dio"

Dal capitolo 9 al capitolo 19 Luca ci fa entrare nel viaggio privato di Gesù insieme ai discepoli verso Gerusalemme, un viaggio che rappresenta un po’ un corso accelerato di discepolato, dove questi giovani ragazzi imparano lezioni fondamentali della vita: essere pronti ad agire, essere generosi, essere pronti a pagare il prezzo, sacrificarsi, lasciarsi sorprendere dalla gloria, essere umili, amare tutti, seguire e guidare, pregare, confidare, perdonare, imparare quali sono le cose importanti, imparare a scegliere le cose migliori e così via. E’ come se Gesù stesse dicendo: “La vera vita è un viaggio nel quale impari mentre vai, insieme a Me”.

Infine, Luca dedica gli ultimi cinque capitoli del suo vangelo parlando degli ultimi sette giorni di Gesù. Una cosa speciale del racconto di Luca è il suo accorato appello a riconoscere l’innocenza di Gesù. Che sia il sinedrio, che sia Pilato o che sia Erode, nessuno riesce a trovare delle prove a riguardo di una colpa commessa da quest’uomo. Eppure più tutto grida “innocente”, più le folle e gli uomini d’autorità scandiscono il suono crudo della “condanna”. E così Luca ci mette davanti ad una verità storica, l’innocenza di Gesù e la sua condanna. Ma il vangelo non finisce così. Finisce con la resurrezione di Gesù e il suo incontro con quei ragazzi che lo avevano accompagnato a Gerusalemme.

Abbiamo detto che il vangelo di Luca è il vangelo dell’amore. In esso troviamo usate le parole “pace” e “salvezza” molto più che negli altri vangeli. Ma in particolare, il vangelo di Luca parla di GIOIA. Si, perché quando il Dio dell’universo ci incontra nella nostra fragile umanità e ci ama, il risultato non può che essere la GIOIA.

Il Vangelo di Luca inizia con la gioia, infatti quando l’angelo annuncia la nascita di Gesù dice: “Non temete, perché io vi porto la notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà. Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore” (Luca 2:10)

E allo stesso modo, finisce con la gioia. Il penultimo versetto del vangelo parla della gioia dei discepoli dopo aver visto Gesù risorto: “Ed essi, adoratolo, tornarono a Gerusalemme con grande gioia.” (Luca 24:52).

Questo è il vangelo di Luca. Da quello che Luca ci dice, vale la pena conoscere questo Gesù?

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